Non avevo mai letto nulla di Ballard, così quando questa estate prima delle vacanze mi ero imbattuto in libreria in questo romanzo mi sono ricordato di avere in passato sentito qualche recensione in merito. L’idea in sè è abbastanza semplice e, di questi tempi pure molto gettonata: un futuro in cui le temperature sulla terra cominciano ad alzarsi creando lo scioglimento dei ghiacci e il conseguente innalzamento delle acque con l’inevitabile innondazione delle città e di granparte delle aree normalmente abitate. In questo caso il colpevole è un’attività solare estrema e non l’attività umana ne l’effetto serra dovuto ad altri eventi endogeni come eruzioni vulcaniche o cataclismi di qualche genere. E’ curioso sapere che in passato il nostro pianeta ha già sperimentato temperature simili nel corso della sua storia e, anzi, in alcuni casi ha raggiunto temperature ben peggiori (date un occhio qui per maggiori info [1]).
Protagonista è Robert Kerans, uno scienziato parte di un’unità militare che effettua ricerche nelle aree con temperature estreme (se ho capito bene siamo intorno a Londra) in un paesaggio in cui l’acqua la fa da padrona e le poche persone rimaste a quelle latitudini vivono agli ultimi piani dei palazzi spostandosi dagli uni agli altri attraverso imbarcazioni o aerovelivoli. In questo scenario apocalittico il protagonista si sente visceralmente attirato a sud da qualcosa che non sa spiegarsi e che lo porterà allo scontro con gli altri supersisti. Un qualcosa a metà tra una sorta di richiamo ancestrale parte di un’eredità dei nostri antenati più vecchi ed una sorta di suicidio sull’altare di quel sole senza il quale non possiamo vivere ma che in taluni casi può essere anche letale.
Ballard come tutti i più grandi maestri del genere fantascentifico è bravo nel portarci nella vita delle persone e farci vivere le emozioni ed i drammi che vivono, i dilemmi che le angosciano e le speranze che le tengono in vita senza troppe licenze a technologie futuristiche e creature esotiche. In fondo nella nostra vita di tutti i giorni come in quella di un futuro prossimo, non è tanto importante come viviamo quanto perchè lo facciamo.