I giorni sono tutti uguali in quarantena, ringraziando il cielo io lavoro in Smart Working ovviamente e quindi almeno la giornata è cadenzata da riunioni ed attività che mi tengono lontano dalla fatica di dover riempire tante ore all’interno delle stesse mura. Nella parte di Milano dove vivo fuori è tutto molto tranquillo: poche macchine, poca gente, poco tutto… La tentazione di sentirsi assopiti e di farsi assalire da apatia o peggio dal panico dei numeri che continuano a riportare un ecatombe di morti (anche oggi più di 900) è davvero grande. Siamo soli ed indifesi. I social network semplicemente mitigano questa situazione mescolando sciocchezze, affettuosità, notizie in un turbine che porta a continui sbalzi di umore ed entusiasmo. E’ così che scorgo il messaggio di mia madre che mi dice “Guarda che alle 18 il Papa darà la benedizione”. Ah già… Il Papa. Chissà perchè in questi momenti la fede non è più solo un refuso del passato, una vecchia appendice che tutti rimuoviamo ma, più che mai diviene speranza.
Alle 18 sono davanti al televisore, non guardo il consueto bollettino giornaliero della protezione civile e semplicemente mi metto in attesa. Lo spettacolo che si presenta è davvero colmo di dramma il Papa affronta un sagrato completamente vuoto e chi ci è stato da bene quanto enorme sia Piazza San Pietro, specie quando è vuota. E’ lui, ma siamo noi, soli e minuscoli. C’è poca speranza, e molta sottomissione, a testimoniare che si, siamo alla frutta. Il commentatore dice che è la prima volta che l’indulgenzia plenaria viene impartita a tutti quelli che semplicemente la desiderino senza nessuna delle solite regole la accompagnano. Un altro segno della totale unicità e drammaticità dei giorni che stiamo vivendo. Qualcosa di epocale, senza dubbio.